martedì 21 gennaio 2020

b come...



questo modo di essere bipede,
mi rincorre come cosa stramba,
il sistema centrale mentale e cefalotico ogni tanto mi lancia un pop up di attenzione...

è come se fossi programmata ad essere più in forma strisciante o aerea, a volte liquida,
ieri mi chiedevo quanto tempo ci volesse per l'acqua per prendere e mantenere la forma del bicchiere, della brocca o del vaso,
pensavo che un minimo di concentrazione fosse necessaria,
giusto per una forma di coerenza...

la bipede e solida che cammina allora diventa un'eccezione,
così lanciata verso l'alto, i piedi giù piatti paralleli alle narici...

eppòi proprio il camminare è una cosa che mi sconvolge...

è difficilissimo coordinare insieme le masse e le piante dei piedi che devono far stare in piedi, appunto, le ginocchia, le articolazioni coordinate in un unico atto...

per non parlare della direzione, sì, cammino ma dove vado?

la sensazione è di non avere una direzione, quanto una meta di raggiungere....esco da una scatola per attraversarne altre in funzione di una scatola finale meno temporanea delle precedenti...

ieri nella luce gommosa del primo pomeriggio,
aiutata anche da una vischiosa melassa di smog,
aspettando il tram 33 mi sono alberata...

ho cominciato a desiderare di far ciondolare i rami,
di tirare le radici e di lasciare andare un pò di foglie attaccate ancora del vecchio autunno...
almeno loro potevano inseguire quei rari refoli di vento in giro per la città...

almeno io potevo stare ferma lì e stare, sentire un presente, piantato, in un punto certo,
un punto, forse l'inizio di una direzione, di un viaggio,
ma questa terra che corre mi porta appresso ed io posso aspettare mi venga incontro che mi giri addosso..
.
alzati e cammina disse qualcuno 
(forse c'entra con il 33) ...

da albero mi riesce meglio,
molto meglio....

veline appoggiate




...mi sono innamorata sempre quando era possibile...

lì quando succede che si aprono le scatole colorate con le veline da togliere...

dove i contorni dei regali sono ancora indecisi...

non mi sono mai persa il gioco del salto a ritmo della corda...
se c'era da giocare ci saltavo dentro...

mi sono innamorata di più quando la forza dell'incoscienza diventava coraggio,
diventava pancia, diventava faccia di pupille aperte sulle nuvole...

mi ricordo bene quel nugolo di idee che mi spingevano il passo
che mi forzavano la mano,
bastava un guizzo per aprire la porta, le parole, i gesti
ripeto c'era il bilico di occhi bendati e pupille dilatate,
il cuore risuonava già dal mattino fuori dal corpo, col frullo di ali in volo di rincorsa,
di rondini in procinto di migrare

e non mi sono tolta mai il gusto di innamorarmi 
quando annusavo un cielo misto di nuvole e vento
quando scorgevo anche solo la promessa di un di che che poteva avvolgerti 
di brividi, di rifugio di pelle, di buio, di risate, di solletichi...

alla fine mi sono innamorata sempre di me e del mio futuro, 
e del futuro del volto che avevo davanti, delle pieghe che avrebbe preso 
il suo corpo nel letto della mia anima... 
e soprattutto di quella qualità del tutto di sgusciare via improvviso come ali colorate...
   
adesso dietro di me scatole divelte in compagnia di veline appallottolate...

aria di autunno dolce, si scaldano i colori...torno a giocare